Tracce di Albidona si hanno già nel 1106 ed emergono in un documento di avvenuto scambio di un baratto che aveva luogo fra i piedi del Pollino e l’Alto Jonio cosentino dove risiede oggi il paese. In realtà Albidona potrebbe essere già esistita a partire dall’anno Mille ma, secondo gli storici, l’incisione ritrovata nella chiesa di Sant’Antonio da Padova non basterebbe a darne prova certa.
La storia di Albidona trova tracce anche nella leggenda come si legge negli studi degli storici calabresi Barrio e Fiore secondo i quali l’attuale centro abitato sorge sulle rovine dell’antica Leutarnia, la città fondata dall’indovino Calcante scappato dalla Guerra di Troia e approdato in Calabria.
Sempre il Barrio si interroga sul nome Albidona che potrebbe derivare dall’ebraico “fiamma interiore” che va ad opporsi alla “fiamma superiore” di Piano Senise. “Fiamma” perché secondo lo storico, sotto Albidona c’era un vulcano dormiente. C’è, invece, chi ipotizza che il nome Albidona significhi “che dona l’alba” e si riferisce alla sua posizione geografica.
In epoca feudale Albidona appartenne ai signori D’Amico per poi passare ai D’Oppido, ai Marra, ai Sanfelice, ai Castrocucco, ai Sanseverino fino ai Mormile che lo detennero nei primi anni dell’Ottocento.
Tante le tracce storiche presenti ad Albidona come la Torre e il Monumento ai caduti, senza dimenticare le chiese dedicate al patrono San Michele Arcangelo (da qui la festa della Piòca con i pini d’aleppo da imbastire), la chiesa di Sant’Antonio da Padova (con la festa della ‘ndinna e l’albero della cuccagna), la chiesa di San Rocco e le cappelle della Madonna del Cafaro e della Madonna della Pietà.